II Edizione

Intervista ad un atleta speciale….

Pubblicato il 10 aprile 2010 da curcelli

Gabriele Curcelli, IV F Istituto d’Arte Piero della Francesca, Arezzo


Contributo categoria “singolo”

gabriele

Gabriele, perché ti piace lo sport?
Mi piace perché mi aiuta a tenermi in forma.

Perché lo pratichi?
Per divertimento.

Cosa ti porta a sognare lo sport?
Mi fa sognare di essere un giocatore affermato.

Cosa desideri dallo sport?
Desidero che mi faccia vivere esperienze da vero atleta.

Quale è la tua aspirazione?
Aspiro a far parte di una squadra.

La sfida dello sport

Pubblicato il 10 aprile 2010 da ciottoli

III CS, Liceo Scientifico N. Copernico, Prato
Contributo categoria “Classe”

sfida dello sport 002

Lo sport come vita, la vita come sport

 

Sport è calcio, sport è passione,

sport è nuoto e pure ambizione.

Farcito di stile, a volte d’adulazione,

certe altre di scacchi e

magari anche delusione.

La sfida è aperta, a chi arrischierà,

sogni di gloria ricavarne potrà.

Ma non solo lodi son quelle a cui miri,

ricorda che in fondo

son solo raggiri.

L’essenza del tutto cercare dovrai,

e così filosofo no,

ma uomo appagato sarai.

L’amicizia è la corda, e l’afferrerai,

se stai per cadere

grazie a quella vivrai.

Di forza e fiducia ti nutrirai,

e se riuscirai a scalar la salita,

allora capirai che lo sport è la vita.

La vita come sport: lo sport come vita

Pubblicato il 10 aprile 2010 da bernini

Giulia Bernini, Sara Faustini, Caterina Talini, Valentina Frascatore, 4HS Liceo Scientifico N. Copernico, Prato

Contributo categoria “Gruppi”

Canzone Rap…Celetopka….mi piace giocare a pallone

Pubblicato il 9 aprile 2010 da saiti

Emra Saiti, Centro Formazione Professionale, Firenze
Aidino Kamberi, Istituto “Madonnina del Grappa”, Firenze

Contributo categoria “Gruppi”

DJ Sao e Mr Aidin

I traguardi dello sport

Pubblicato il 9 aprile 2010 da fabiani

IV ATM Istituto Tecnico Nautico A. Cappellini, Livorno

Contributo categoria “Classe”

ITN "A. CAPPELLINI" DI LIVORNO

Amare lo sport

Pubblicato il 9 aprile 2010 da pratellesi

Marzio Pratellesi, II C Liceo Scientifico G. Castelnuovo, Firenze

Contributo categoria “Singolo”

foto scherma

Sono un ragazzo di 15 anni e faccio esperienze sportive da circa una decina di anni; durante questo periodo ho praticato alcune discipline ognuna delle quali ha influito sulla mia crescita e formazione, regalandomi emozioni, delusioni e ciò che più conta per gli insegnamenti di vita. Non sono mai stato un fenomeno, e penso che mai lo diventerò: mi bastano il divertimento, il gioco e le sfide con me stesso, che sono le più affascinanti e le più avvincenti.

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Lo sport con cui mi sono legato maggiormente in questi anni è la scherma, lo scelsi a 6 anni e non sapevo nemmeno cosa fosse, mi piaceva il suo nome. La scelta fu ottima, poiché è uno sport sia bello esteticamente per la gestualità che impone, sia moralmente per l’educazione ed il rispetto dell’avversario; penso che tutti gli sport condividano questi principi, ma i problemi che talvolta risultano connessi al mondo sportivo siano dovuti a fattori esterni che li influenzano negativamente quali: droga, scommesse e interessi economici. Nel mio sport queste magagne non le ho mai viste ne sentite, vige il massimo fair play, il rispetto per lo sport, per l’avversario e per chi ti sta attorno; ogni duello si risolve con una sana stretta di mano, siamo avversari solo quando si indossa la maschera e negli altri momenti siamo tutti amici, chi più, chi meno, ma ci sentiamo tutti parte di un unica famiglia; poi essendo esseri umani capita di sbagliare, di discutere di arrabbiarsi, ma alla fine ritorna tutto come prima. Non dubito che qualche scandalo o situazione problematica si presenti anche nell’ambito schermistico, ma io non me ne rendo conto, perché mi piace vivere una realtà serena e libera da congetture. Probabilmente io sarò uno di quei tanti atleti che non segneranno la storia dello sport con imprese storiche: io allo sport non ho dato nulla, è lui che mi ha dato tanto, oltre a ciò che ho già detto che nell’ambiente sportivo ho stretto importanti amicizie che si manifestano anche al di fuori dell’ambiente sportivo, le persone che ho conosciuto molto bene non sono solo i compagni di società e di palestra, ma anche e soprattutto gli avversari che ho conosciuto durante le competizioni: grazie ad esse ho amici sparsi per l’Italia ed anche per il mondo. Non sono neanche un atleta che abbia voluto raggiungere grandi traguardi, ho sempre prediletto lo studio e lo sport l’ho vissuto come una esperienza per imparare ad affrontare difficoltà e sfide che prevedo di incontrare nell’evolversi della mia vita, ho cercato sempre di lavorare con impegno e dedizione, per serietà nei confronti della disciplina, ma anche per godere di gioioso divertimento. Inoltre lo sport, non dimentichiamo, aiuta due volte: in primis per ciò che insegna, poi per la cura del proprio corpo e per vivere una vita in salute.

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Una delle esperienze più significative che ho vissuto è stata durante una gara di scherma, quando, nel girone eliminatorio combattevo contro un mio amico di livello più alto del mio, in quell’assalto stavo vincendo: riesco a mettere un punto quasi decisivo in un corpo a corpo, colpisco il mio avversario, ma lui dice che io ho colpito il muro e non la sua persona; io per non discutere mi sono fatto annullare il punto e per quello ho perso l’assalto. Alla fine ci siamo stretti la mano e mi ha confessato che io lo avevo realmente preso, ci siamo messi a ridere, mi ha chiesto scusa ed i suoi genitori si sono complimentati con i miei per il mio gesto, in fondo l’unico ad avere sbagliato era l’arbitro e ciò non conta perché capita a tutti di sbagliare figuriamoci a chi deve decidere in millesimi di secondo.

Mi è stato detto poi che mi sono comportato con spirito cavalleresco e ciò mi ha reso fiero.

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Più in aria che con i piedi per terra!

Pubblicato il 8 aprile 2010 da cini

Silvia Cini, VD Liceo Scientifico G. Carducci, Piombino

Contributo categoria “Singolo”

Così  ho iniziato a vivere in palestra, più in aria che con i piedi per terra.

Cominci dai primi allenamenti, dalle prime fatiche, dalle prime istruttrici, quelle meno esigenti, per poi passare ad un livello sempre più alto, quello agonistico dove pretendono molto di più e la fatica aumenta, ma anche i risultati. Che cosa è per me la ginnastica? Un luogo di ritrovo, dove puoi sfogarti, mettere in risalto le tue qualità, dimostrare a tutti le tue capacità, faticare ed essere felice di faticare per poi ottenere dei risultati. Si inizia a gareggiare con “la squadra” , dove conta il risultato collettivo per vincere, ed è bellissimo perché le ginnaste si sostengono a vicenda e si fanno coraggio, tutte. Ed ecco che passata ormai l’età , si passa alle gare individuali.

E mi ritrovo a 12 metri da una pedana, in piedi, impaziente che il giudice chiami il mio nome. In quel momento la concentrazione  è massima e  riesco a distinguere ogni senso, perché nella quotidianità non ci rendiamo conto che mentre vediamo un oggetto, anche senza toccarlo, intuiamo le qualità costitutive di quell’ oggetto, se è liscio, ruvido, caldo o freddo, e allo stesso tempo se in quel preciso istante passa qualcosa che fa rumore, non facciamo caso che il nostro udito lo ha percepito, perché abbiamo l’attenzione sull’oggetto in questione, e che siamo in piedi o a sedere, i nostri piedi non fanno caso alla durezza del pavimento o alla temperatura di questo,e se qualcuno sta cucinando in quel momento,il nostro olfatto lo percepisce ma non ci fa troppo caso, perché è abitudine, è normale che non ci facciamo caso, è la nostra composizione, abbiamo sei sensi e non li distinguiamo l’uno dall’altro. Ma quando sono in quella situazione tutto si fa chiaro: sento gli applausi del pubblico che sta elogiando probabilmente un’altra ginnasta che ha finito il suo esercizio, e che in quel momento mi disturbano, perché ho bisogno di concentrazione, sento il pavimento scivoloso, perché sono scalza e sto sudando, sento il caldo che pervade il palazzetto, la polvere che si solleva e fa starnutire chi è allergico, sento il rumore della trave sulla quale una ginnasta sta eseguendo il suo esercizio, è un rumore cingolante, di lamento, ogni muscolo deve essere teso quando siamo sulla trave, dai capelli alle punte dei piedi, c’è bisogno di concentrazione e di un equilibrio assoluto, non ci possiamo permettere di cadere, perché se cadiamo perdiamo mezzo punto. Sulla trave dobbiamo fare acrobazie, salti, capriole, spaccate e pose anche su un piede solo e allo stesso tempo, dimostrare grazia,espressività, sicurezza,eleganza,e soprattutto non bisogna farsi vedere impaurite o tremanti. È l’attrezzo che mi intimorisce di più, e che mi causa le maggiori ansie e preoccupazioni. Quando finisco l’esercizio sulla trave ho una fortissima sensazione di sollievo, il peggio è passato, rivolgo lo sguardo alle giudici e il saluto, con un enorme sorriso, e non perchè devo dimostrarmi sicura di me, ma perché per quella mattina non devo più mettere piede sulla trave e perché ho finito l’esibizione senza cadere. Così passo al secondo attrezzo, sul quale do sfogo a tutte le tensioni che mi trattenevano sulla trave, il corpo libero, il mio cavallo di battaglia. Parte la musica, e con lei anche io, in quel momento do il meglio di me, sono dinamica, elegante, leggera come una piuma, non sento la fatica, non sento il peso, faccio dei salti incredibili senza il minimo sforzo, sono espressiva, sono un tutt’uno con la musica, con il lungo tappeto su cui sto ballando, con le sedie, con il pubblico, con le gradinate, con tutto il palazzetto, tutto diventa parte di me, come se non ci fosse più un esterno che mi sta guardando o giudicando, sono io che ballo per me, ed è bellissimo. Sono elettricità. Ma dura sempre troppo poco, intorno ai 3 minuti, vorrei poter ballare di più. Posa finale e fine della musica, grosso sospiro, inizio a sentire la fatica delle rovesciate, delle corse, delle spaccate e dei salti, è una sensazione splendida. Sono felice, sento il profumo del mio fedele tappeto che sta sorreggendo il mio peso, prima non la sentivo, ma ballando e saltando su quel tappeto ho sollevato la polvere, e ora mi fa starnutire e sorridere. Quella polvere che rimane addosso quando finisci un esercizio,ti invade indumenti e capelli quando sfiori un attrezzo, quella polvere che respiri sempre e riesce sempre a sorprenderti, conosce ogni centimetro della mia pelle. Mi alzo, saluto i nuovi giudici e torno a sedere accanto alle mie istruttrici che mi hanno accompagnata, è sempre bello ricevere complimenti per una cosa fatta bene, per una cosa che sai fare te e non tutti sanno fare, e se la sanno fare, non sapranno mai farla come te. Così aspetto che tutte le ginnaste che devono esibirsi dopo di me finiscano.

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Ed ecco, sono qui, a 12 metri da quella pedana che aspetto che le giudici del volteggio chiamino il mio nome, devo essere grintosa, e ogni minima parola, ogni minimo rumore mi da noia, perché sono alla fine, devo sfidare quel  tappeto alto 80 cm e devo vincerlo,non posso permettermi di distrarmi. Le mie compagne fanno il tifo per me, anche se nelle gare individuali siamo tutte contro tutte, ma non importa, è sempre bello che vinca almeno una ginnasta della nostra società. La facoltà della percezione si fa sempre meno distinta finalmente, i sensi che inizialmente riuscivano a farmi distinguere ogni forma e intuizione, stanno ricompattandosi, ma non solo, tutto si allontana e si fa unico,gli applausi delle famiglie con la musica,con il tifo delle compagne e con il rumore degli attrezzi colpiti dai nostri splendidi movimenti. Sento solo un eco lontano che si fa sempre più silenzioso,ora ci sono solo io, i giudici, e il volteggio. Ed ecco. “Silvia Cini”. Grosso sospiro e inizio a correre, più veloce che posso, batto a piedi uniti sulla pedana che precede il tappeto, è più elastica di quella che uso durante gli allenamenti, meglio così, mi permette di saltare più in alto, cosi appoggio le mani,il primo volo è fatto, sono in verticale, ora mi ribalto, secondo volo,supino, atterro, tesissima. Ecco che la polvere mi accarezza di nuovo e sono più felice di quando finisco l’esercizio sulla trave e di quando ballo, ho finito. Mi alzo da sdraiata senza l’aiuto delle mani, saluto ai giudici, scendo dal tappeto e corro, corro, corro di nuovo verso le mie istruttrici e le mie compagne, che mi abbracciano. È bello ora sentire tutti quegli applausi, e me li prendo. Non importa se vinco o no, per me è già una vittoria gareggiare e poter partecipare.

Ci sono i vincenti che sanno di essere vincenti. Poi ci sono i perdenti che sanno di essere perdenti. Poi ci sono quelli che non sono vincenti e non sanno di esserlo. Poi ci sono anche quelli che sono vincenti a prescindere dal risultato : sono quelli giusti per me, non mollano mai e sono la vera anima della squadra.

Così  sono ritornata a vivere in palestra, nella mia, della mia città, più in aria che con i piedi per terra!.

“Se dovesse capitarvi di vedere un corpo muoversi con grazia femminile, alterando movimenti di danza ad altri di velocità e di potenza, e se facilmente potreste comprendere come quel corpo riesca ad esaltare le sue capacità di coordinazione, di equilibrio, acrobatiche ed espressive, sfidando la forza di gravità in modo così evidente che in alcuni momenti vi potrebbe sembrare che stia per spiccare il volo, che da sempre è stato una delle maggiori ambizioni umane, e non riuscite a capire come possa fare quel corpo, spesso cos’ giovane e esile, ad eseguire tutte quelle fantastiche evoluzioni, non crediate di essere immersi in un sogno, tutto ciò che vedete è realtà : state guardando la ginnastica artistica.”

Un brivido per sempre…

Pubblicato il 7 aprile 2010 da Giuditta

Giuditta Mini, II Liceo Sportivo Dante Alighieri, Firenze

Contributo categoria “Singolo”

Inizia tutto da un bisogno di emozioni forti,di un brivido in più….

Fin da quando sei un bambino ti accorgi che la spensieratezza e la leggerezza che ti danno determinati esercizi, determinati movimenti non si trovano in nessun’ altra situazione…ecco, è lì che capisci che uno sport, il tuo sport, avrà un ruolo importante nella tua vita. Per quale motivo? Perché vi siete scelti. Scelti senza se e senza ma, senza pressioni da parte dei genitori e senza desideri da soddisfare. Scelti e basta.

A me è successo così

Da piccola avevo una grandissima voglia di sfida, di agonismo, che ho cercato di appagare con molte discipline sportive, ma mai nessuna come lo sci ha soddisfatto questo mio desiderio. Crescendo ho cercato di dare sempre tutta me stessa per uno sport che mi dà tanto, nella convinzione che chi riesce a dare il meglio di sé si diverte:tutto il sacrificio degli allenamenti,tutte le delusioni, tutto il dolore degli infortuni, tutta la pazienza della riabilitazione, tutto il sudore sono sempre accompagnati dalla voglia di ricominciare e dal divertimento, che è alla base della passione. Chi non si diverte mentre scia, chi non è esaltato dalla velocità non arriverà mai in alto…

Non penso sia facile capire cosa proviamo noi sciatori in una gara: sei tu, il cancelletto,la pista, il cronometro, la neve e basta. Basta. Gli avversari passano in secondo piano non solo perché non gareggiano fisicamente con te nello stesso momento, ma perché la sfida non è con gli altri: è con se stessi. Non a caso una delle emozioni più forti che provo e che, credo, provano un po’ tutti i miei “colleghi” è alla partenza, con le racchette fuori dal cancelletto ad una manciata di secondi al via: ricerco la mia concentrazione, prendo coscienza del mio corpo e della mia forza,sento l’adrenalina che mi attraversa e che mi dà la grinta per spingere al massimo, per dimostrare quanto valgo. Sono attimi di un’intensità unica, che non riesco a trovare in molti altri momenti della mia vita, attimi che mi mancheranno da morire il giorno in cui non farò più gare!

In quei momenti sento un’energia dentro di me che andrebbe persa se non riuscissi a sfogarla nel mio sport o, forse, mi porterebbe a voler cercare delle sensazioni altrettanto forti in sostanze stupefacenti o situazioni al limite a cui non voglio nemmeno pensare. Invece, mentre scio, mentre sento l’aria fredda sul viso e il rumore degli sci sulla neve, percepisco ogni singola parte del mio corpo che si muove verso la discesa, verso la velocità, sento che riesco ad essere padrona di me stessa, sento l’adrenalina, sento la mia essenza e…e non ho bisogno di altro: HO VINTO LA MIA SFIDA!

La sfida in spiaggia

Pubblicato il 31 marzo 2010 da pertusati

II A, Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) - Operatori Meccanici, Follonica

Contributo categoria “Classe”

Non abbiamo la palestra, ma la scuola è vicina al mare, la spaggia è, nei mesi estivi, meta di molti turisti. Per nostra fortuna nel periodo scolastico, è tutta per noi. Aria di mare, sabbia compatta, un ambiente ideale per fare sport e stare insieme: imparare, crescere, allenarsi alla vita.
Questo video è stato realizzato dalla classe II A operatori meccanici dell’IPSIA di Follonica. Il team leader è Andrea Pertusati. L’insegnante referente la Prof.ssa Maria Cristina Scollo Abeti.

Un team in gioco

Pubblicato il 31 marzo 2010 da toninelli

IVA Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA), Follonica

Contributo categoria “Classe”

 

Questo video è stato realizzato dalla IV A dell’IPSIA di Follonica. Il Team Leader della classe è Luca Toninelli. L’insegnante referente è la prof.ssa Maria Cristina Scollo Abeti.